Il Cane nell'Arte dipinta

Il Cane nell'Arte dipinta

Il cane è l’animale più rappresentato nella storia dell’arte.

La sua raffigurazione, come migliore amico dell’uomo, ha origini molto antiche: già nelle rappresentazioni rupestri primitive. Lo ritroviamo presso gli Egizi con la divinità Anubi, nella scultura mesopotamica, sui vasi greci e nelle pitture romane.

Il Dio Anubi e la psicostasia
Anubi era una divinità egizia, conosciuta come il Dio dei morti, più precisamente il Dio della mummificazione e custode dei cimiteri. Veniva raffigurato come un uomo con la testa di cane (a volte anche semplicemente come un cane). Il suo compito era quello di guidare le anime dei defunti nell’aldilà. La sua figura è associata alla “pesatura del cuore” (o psicostasia): per stabilire se l’anima del defunto fosse meritevole di accedere al regno di Osiride, Anubi misurava il cuore, ponendolo su una bilancia a confronto con la piuma di Maat. Se il cuore pesava quanto o meno della piuma, significava che il defunto aveva condotto una vita virtuosa e poteva entrare nei campi Aaru. Se invece il piatto della piuma si alzava, il cuore veniva divorato dal mostruoso Ammit, condannando l’anima a rimanere nel Duat per sempre.

Il cane nell'Arte romana
Nell’Impero Romano, i cani erano molto presenti e svolgevano diverse funzioni. Erano impiegati principalmente nella caccia, un'attività molto apprezzata dai Romani, ereditata dai Greci. Nelle opere artistiche dell’attività venatoria, si possono vedere levrieri e segugi. Un altro utilizzo comune del cane era nei combattimenti, sia in battaglia che nelle arene tra gladiatori, dove i molossi, potenti cani, affiancavano gli uomini. Oltre a queste attività, il cane conquistò un posto d’onore al fianco dell’uomo, diventando un amico fidato. Nella rappresentazione artistica, il cane emerge come compagno, simbolo di fiducia e protezione.

Il cane nell’Arte Medievale
Nel Medioevo, la figura del cane si consolidò come animale custode del suo padrone. Lo si trovava accanto agli apostoli, ai missionari e agli uomini di fede: il cane abbaia al peccato. Il suo ruolo nella caccia si rafforzò, legandosi sempre più alla nobiltà con l'emergere di razze da caccia come i rapidi levrieri.

Frans Snyders, l'artista degli animali
Frans Snyders (Anversa 1579-1657), con la sua opera "Combattimento tra cani e lupi", olio su tela, è un grande Maestro del '600. Allievo di Pieter Brueghel il Giovane e primo maestro di van Dyck, Snyders eccelleva nella rappresentazione degli animali e delle scene di caccia. Questa opera è un esempio della sua maestria e ancora oggi ci incanta con i suoi dettagli.

La ritrattistica con i cani
Tra il 1400 e il 1700, il legame tra uomo e cane si rafforzò: in molti ritratti di nobili e sovrani, e nei selfie dei pittori, appare spesso il cane. In un dipinto di Tiziano, vediamo Carlo V con il suo cane. L’imperatore tiene la spada con una mano mentre accarezza il suo elegante cane irlandese, probabilmente il suo fedele Sampere. Una curiosità: Tiziano ingrandì il cane per evidenziare la piccola statura di Carlo V.

Fedele amico o compagno di vita: Zandomeneghi, Ligabue e Picasso
Tra l’Ottocento e il Novecento si svilupparono varie correnti artistiche e il ruolo del cane si rafforzò sia come amico fidato dell’uomo, sia come compagno intimo, riflettendo emozioni condivise con il suo padrone: dalla gioia alla malinconia. Ne sono un esempio alcune opere di Zandomeneghi, Ligabue e Picasso